domenica 8 novembre 2009

Un sacco di Oaxaca


Peter Kuper lo conoscevo per Spy Vs. Spy - la strip di "Mad" dove la spia bianca e quella nera passano la vita a darsele di santa ragione come nei cartoni di Bugs Bunny e Yosemite Sam.
Quello che non sapevo che nel 2006 il nostro ha raccattato su baracca e burattini trasferendosi ad Oaxaca, capolouogo dell'omonimo Stato messicano, con moglie e figlio.
È l'abitudine tipicamente americana del sabbatico.
Un'ideina che non sarebbe male importare anche da noi, visto tutte le puttanate inutili che ci portiamo a casa purché Made in Usa.
Comunque sia: dati gli incoraggianti precedenti stabiliti da Oliver Sachs, Kuper si aspettava di traslocare in un paradiso tropicale tutto bouganvilles, decor lisergici mixtechi, onde da paura e mole poblano.
Invece, non aveva nemmeno finito di disfare le valigie che a Oaxaca è scoppiato un puttanaio terrificante: scioperi, dimostrazioni di piazza, morti ammazzati e Viva La Revolución compadres. Che i messicani, quando si incazzano, si incazzano sul serio.
A quel punto, già che c'era, l'ottimo Kuper ha tirato fuori carta e matita e ci ha fatto un carnet de voyage.
Che ora è diventato un gran bel libro.

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