giovedì 16 dicembre 2010

La legge dei più forti


"Io stavo cor libbbaneseee!".
L'ultima, disperata battuta di Romanzo criminale è affidata a Bufalo. Un Bufalo ormai vecchio, solo, rincoglionito, vinto, pronto a sputtanarsi gli ultimi centesimi di vita in una battaglia persa con la legge. Altre morti sono già andate in scena: e se la prima serie finiva in crescendo, qui si chiude baracca con una decimazione asciutta, fulminea, che non lascia agli eroi nerissimi di Sollima e De Cataldo nemmeno una chance di redenzione, e al pubblico neanche un premiuccio di consolazione: vedi la fine che fa Scialoia.
Cosa resta? Una serie Tv che cancella dalla retina il ricordo di un film discreto.
Un cast tecnico e artistico che si candida a dare una bella scossa a una scena sonnolenta e provinciale.
E la speranzella che il cinema di genere Made in Italy torni a offrire segnali di vita. Dopo un trentennio di preti, cinepanettoni e commediole senza attributi non sarebbe male.

E però, detto fra noi, affidare il mood del gran finale a Vasco Rossi è criminale dàvero. Altro che la bbanda nostra.

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